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Dall'analisi all'innovazione: il tirocinio di Cecilia in Peer Network
A partire dallo scorso novembre, Cecilia ha intrapreso un tirocinio in Peer Network in preparazione della sua prova finale per la laurea magistrale in Ingegneria e Scienze Informatiche. Durante questa esperienza, ha avuto l’opportunità di approfondire aspetti tecnici e organizzativi, lavorando a stretto contatto con diverse figure aziendali per analizzare e ottimizzare i processi interni. In questa intervista, racconta il suo percorso, le sfide affrontate e le competenze acquisite, mettendo in luce l’importanza di un ambiente di lavoro collaborativo e dinamico. Inoltre, condivide i suoi consigli per i futuri tirocinanti che vogliono trarre il massimo da un’esperienza formativa come la sua.
Com’è stata la tua esperienza in Peer Network?
La mia esperienza in Peer Network è stata molto positiva, sia per le competenze che ho potuto approfondire, sia per l’ambiente di lavoro dinamico e stimolante. Ho avuto l’opportunità di affinare le mie conoscenze tecniche, non solo nell’ambito dello sviluppo software, ma anche nella gestione del lavoro. Un aspetto particolarmente significativo è stato il lavoro in team: ho imparato a collaborare in modo più efficace e a chiedere supporto quando necessario, superando la difficoltà iniziale di farlo. Questo è stato possibile grazie a un ambiente in cui il confronto è sempre stato aperto e costruttivo, senza la paura di essere giudicata, ma anzi con la consapevolezza di poter contare sulla disponibilità e sul supporto dei colleghi.
Da dove sei partita per condurre questa analisi?
Il punto di partenza è stato raccogliere i pareri di tutti. Ho partecipato a diverse riunioni individuali, confrontandomi con Mirco, il CEO dell’azienda, con i project manager e con Michele, il coordinatore dei PM. Inoltre, ho avuto modo di dialogare con altre persone di riferimento, come Margherita, responsabile del supporto ai clienti, e Luca, il coordinatore tecnico. Oltre alle riunioni più strutturate, ho integrato il mio lavoro con conversazioni informali, anche durante le pause pranzo. Lavorando in un open space, ho avuto modo di ascoltare molte discussioni spontanee tra colleghi, che si sono rivelate preziose per comprendere le dinamiche interne. Inoltre, grazie alla mia esperienza operativa nello sviluppo, ho potuto sperimentare in prima persona alcune criticità che altrimenti non avrei notato.
Come hai strutturato il tuo lavoro? Hai seguito una metodologia specifica?
Non ho seguito una metodologia specifica, ma potremmo definirla un approccio “iterativo”. Inizialmente, le informazioni che raccoglievo erano frammentate e di natura sia operativa che organizzativa. Man mano che le acquisivo, le collocavo nelle diverse fasi del ciclo di vita del progetto, basandomi su uno schema definito dal coordinatore dei PM. Questo mi ha permesso di dare un ordine ai dati raccolti e di ottenere una visione sempre più chiara e completa dell’organizzazione dei progetti in Peer Network.
Quali sono stati i principali ostacoli che hai incontrato?
Uno dei problemi principali è stato l’approccio iniziale all’analisi: raccogliere informazioni richiedeva non solo fare domande dirette, ma anche ascoltare con attenzione i vari punti di vista. Ogni persona aveva la propria percezione dell’organizzazione e riportava la propria esperienza, evidenziando criticità che magari riguardavano solo il proprio ruolo. Questo ha richiesto del tempo per riuscire a costruire un quadro oggettivo e il più possibile completo. Inoltre, la complessità stessa delle informazioni raccolte ha reso necessario un periodo di adattamento per comprendere a fondo il contesto aziendale.
Come hai identificato i problemi e proposto soluzioni?
I problemi sono emersi sia attraverso i racconti diretti delle persone, sia attraverso l’osservazione e l’ascolto. Alcuni colleghi hanno segnalato chiaramente delle criticità, mentre altri le hanno fatte emergere indirettamente attraverso le loro esperienze quotidiane. Non potevo riportare ogni singolo punto di vista, quindi ho organizzato i problemi individuati nelle diverse fasi del ciclo di vita del progetto. Inoltre, ho integrato le mie osservazioni basandomi sulle esperienze lavorative, universitarie e personali pregresse. Per proporre soluzioni, ho cercato di individuare interventi mirati, senza stravolgere il metodo di lavoro dell’azienda. Ho selezionato 3-4 soluzioni per ogni fase, cercando di individuare cambiamenti che potessero avere un impatto positivo non solo immediato, ma anche nel lungo termine, migliorando l’intero processo senza appesantirlo.
Qual è stato l’impatto del tirocinio sulle tue aspirazioni di carriera (se c’è stato)?
Questa esperienza ha confermato l’importanza di un ambiente di lavoro positivo e sano che, dal mio punto di vista, influisce sia sulla produttività che sul benessere personale. Venire in ufficio con serenità ha reso il mio percorso più stimolante e piacevole. Inoltre, i feedback positivi ricevuti durante il tirocinio mi hanno aiutato a capire meglio le mie attitudini in alcuni ambiti lavorativi. Alcuni aspetti li conoscevo già, ma il riscontro esterno ha rafforzato la mia consapevolezza e sicurezza in merito.
Quale consiglio daresti a futuri tirocinanti?
Consiglio di vivere questa esperienza al massimo, cercando di assorbire quante più informazioni possibili. Peer Network è un ambiente ricco di conoscenze e di persone competenti, quindi è importante sfruttare questa opportunità per imparare. Essere proattivi e propositivi è fondamentale: non limitarsi a svolgere il compito assegnato, ma cercare di migliorarlo e proporre nuove idee. Non bisogna aver paura di esporsi, purché lo si faccia con educazione e spirito costruttivo.